Campagna diagnostica eseguita su una statua lignea seicentesca raffigurante la Madonna Regina di Genova custodita presso il monastero delle Clarisse Cappuccine di Genova per capire se essa conserva, almeno in parte, la colorazione originaria al di sotto di una ridipintura novecentesca.
“Ad una prima analisi i campioni presentano una successione stratigrafica quasi uniforme, in cui si possono riconoscere, dall’interno verso l’esterno, uno spesso strato preparatorio a base di gesso con vari inclusi, uno strato rosso di spessore variabile in cui sono stati trovati ematite e caolino (bolo armeno), ed in fine uno strato bruno superficiale in cui sono presenti tracce di cera, resine, oli e particolato atmosferico.
I granuli di pigmento trovati nella preparazione variano a seconda della zona di prelievo, ed in generale si possono dividere in due classi: pigmenti “antichi” e pigmenti novecenteschi. I primi si suppone derivino da una colorazione originale o comunque precedente al 1860, anno in cui l’indaco è andato in disuso; i secondi provengono invece presumibilmente da un restauro, o da un ritocco pittorico, posteriore al 1935, anno della scoperta delle ftalocianine. La varietà dei pigmenti e delle cronologie ad essi associati fa escludere che questi si trovassero come impurezze nel gesso; dovevano quindi costituire almeno due strati pittorici.
Ciò ha portato ad ipotizzare che entrambi gli strati pittorici (antico e novecentesco) risultando molto danneggiati e lacunosi siano stati rimossi mediante carteggiatura per ripartire dal legno durante il restauro, tale procedimento avrebbe lasciato particelle di pigmento sulla statua, che sono poi rimaste inglobate nella preparazione in gesso. Lo strato rossastro che si trova al di sopra della preparazione suggerirebbe l’ipotesi che la statua avrebbe dovuto essere successivamente dorata, la composizione di questo strato è infatti assimilabile a quella del bolo armeno, una tecnica preparatoria alla stesura della foglia d’oro. Della doratura non si sono potute trovare tracce, è quindi plausibile che più pressanti necessità abbiano sottratto i fondi necessari alla doratura che è stata sostituita da una pesante verniciatura marrone, che in origine doveva probabilmente simulare una bronzatura, che richiamasse la statua posta in Duomo.”
stralcio dalla relazione diagnostica